Oggi vi portiamo in un posto speciale a pochi passi da Vicenza: la Fondazione Bisazza. Qui, in uno spazio industriale di 7.500 mq, sono collocate opere d’arte create con le famose tessere di mosaico Bisazza.
Sin dagli anni Cinquanta Bisazza produce mosaico d’autore per l’arredamento e, attraverso la propria Fondazione, coinvolge artisti e designer di spicco al fine di creare opere d’arte con il mosaico stesso.
Perché andare a vedere la Fondazione Bisazza
La sede espositiva
La mostra si snoda all’interno dell’area industriale un tempo adibita alla produzione delle tessere di mosaico. Oggi la struttura è stata recuperata grazie al restauro seguito dall’architetto Carlo Dal Bianco. Il pavimento è rimasto in gran parte originale e, prestando un po’ di attenzione, si possono scorgere i punti dove erano collocati i forni per la fusione del vetro.
I giardini zen
Passeggiando tra le sale si è circondati da ampie vetrate che affacciano su giardini minimalisti dall’impronta zen. Nelle diverse stagioni è facile cogliere la bellezza dei colori delle piante in netto contrasto con la struttura moderna del museo.
Le installazioni di mosaico e le raccolte fotografiche
Ogni sala è dedicata ad un artista e raccoglie l’essenza dell’utilizzo del mosaico per creare sculture, pannelli e oggetti artistici. Descrivere ogni opera è un’ardua impresa ma vi citiamo gli artisti che ci hanno maggiormente colpito.
Alessandro Mendini

Le opere di Alessandro Mendini sono disposte in diverse sale. La principale è la celebre Poltrona monumentale di Proust, una poltrona – appunto – dalle dimensioni mastodontiche che racchiude una policromia di tessere richiamanti la corrente del divisionismo.
Altri elementi d’impatto sono le grandi sculture dorate chiamate dall’artista Mobili per uomo. Qui un cappello, una scarpa, un guanto, una lampada, una valigia e una giacca assumono la connotazione di oggetti indispensabili per la vita quotidiana diventando al contempo simboli e monumenti.
Infine, un cavaliere in armatura sorveglia la grande sala della Fondazione: è il Cavaliere di Dürer. Dagli interessanti bozzetti che la accompagnano possiamo capire che l’intenzione era di produrre l’opera in diverse cromìe; qui la vediamo argentea e blu, elegante e austera al tempo stesso.
Emilio Pucci

Procedendo oltre il cavaliere di Mendini si accede ad un’ampia sala da pranzo: è la Sala Pucci. Qui un grande mosaico riproduce la medesima texture di un foulard disegnato dal noto stilista italiano. L’eleganza delle forme si sposa perfettamente con la lunga tavolata che accoglie gli ospiti per gli eventi più prestigiosi.
Jaime Hayon

Il modo di vedere il mondo del designer Hayon è lampante. Qui sopra un gioco di curve e forme riproduce a grandi dimensioni un moderno Pinocchio – l’opera si chiama Hayon Pixel Ballet – intento nella presentazione di vasi e mobili; in altre due sale si trovano un jet rivisitato a salotto con l’idea di accogliere i viaggiatori in modo conviviale e gioioso e due grandi esemplari di simpatici roditori adibiti a poltrona.
Richard Meier
In una sala poco distante dal lungo percorso principale si scorgono alcuni blocchi di cemento: è l’opera dell’architetto Meier. L’artista ha studiato con cura lo spazio e vi ha collocato delle colonne bianche simulando una vera foresta; qui non ci sono rami o fogliame ma l’impatto è significativo.
Ettore Sottsass
Il famoso architetto ha creato un’opera d’arte in una piccola sala. Si tratta di grandi cubi colorati ricoperti di mosaico che ricordano le tessere del famoso materiale. L’installazione sembra una piccola caverna, un luogo scavato nel terreno dove dall’oscurità, inaspettatamente, emergono tesori meravigliosi.
Se fate attenzione noterete la maestria della posa delle tessere lungo le linee diagonali.
Fabio Novembre

Poco lontano dall’installazione di Sottsass si trova una delle tante opere che l’architetto Fabio Novembre ha realizzato per la Fondazione: un volto ricoperto da tessere dorate all’interno e da vernice color argento all’esterno. L’opera si intitola Godot e, guardandola con attenzione, si nota che l’espressione varia a seconda del punto di osservazione: dall’interno la maschera sembra imbronciata o triste mentre dall’esterno serena e spensierata. L’effetto ottico ricorda il senso di maschera teatrale ma non solo: si tratta di due facce della stessa persona messe a confronto.
Sandro Chia

Poco distante, in una piccola sala, si scorge un elemento marittimo. Un grande mosaico accoglie lo spettatore: sono i Bagnanti intelligenti. La coppia è ritratta mentre sta per fare un bagno al mare in un contesto molto armonico ed equilibrato. In questa sala, abbassando gli occhi, si nota la diversità del pavimento rispetto al resto: qui è ricoperto di resina blu per richiamare le sfumature delle onde.
Oltre alle opere di mosaico, è presente nella Fondazione una raccolta fotografica che immerge i visitatori in una serie di scatti urbani a firma di grandi fotografi; in un’area dedicata si trova inoltre installata, in modo permanente, una mostra del fotografo giapponese Araki.
Aneddoti particolari
Il mosaico
Tutti i mosaici utilizzati per le installazioni sono mosaici Bisazza. Vi sono diverse modalità di utilizzo di queste tessere di vetro. La lavorazione di tipo industriale, tipica dei mobili, presenta tessere regolari e di grandezza piccola e media; la lavorazione artistica utilizza tessere anche irregolari per creare delle immagini precise. Le tessere possono essere di dimensioni diverse e assemblate senza il riempimento delle fessure.
Le tessere dorate e argentate sono molto preziose: contengono all’interno una foglia d’oro giallo o bianco che viene pressata e modellata per ottenere un effetto liscio o rugoso. L’argento non può essere utilizzato nella lavorazione del mosaico perché si ossiderebbe.
I pannelli nella reception

All’ingresso della Fondazione sono presenti dei pannelli illuminati con esempi di mosaico e immagini sfuocate di modelle; in realtà, se viste da lontano, le stesse appaiono perfettamente nitide.
I lampadari
I lampadari di vetro che adornano le sale espositive sono tutti firmati. Se si osserva con cura si può notare, sulla sfera di vetro centrale, una serigrafia recante il logo Bisazza.
Le porte
Osservando le porte che separano le stanze si scorge, oltre la loro magnificenza, un logo ripetuto: un mandala. Questa sorta di fiore è un elemento ricorrente all’interno e all’esterno della Fondazione ed è stato inserito dall’architetto come firma personale.
Il pavimento
Il pavimento della Fondazione è stato in parte rinnovato e in parte mantenuto allo stato originale. Nella sala con il grande candelabro è possibile notare, al centro della stanza, dei punti scuri sul pavimento in cui erano collocati i forni per la fusione del vetro.
I bagni

Vicino alla sala Pucci vi sono delle toilette: entrando vi renderete immediatamente conto dell’originalità e della bellezza del mosaico artistico. I bagni sono diversi l’uno dall’altro e arredati con mobili della collezione Bisazza Home.
Come raggiungere questo luogo
La Fondazione Bisazza si trova a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza. E’ facilmente raggiungibile in auto dall’autostrada A4 e c’è ampia possibilità di parcheggio.
La Fondazione è aperta al pubblico solo in alcune giornate e offre dei tour guidati semplici e coinvolgenti (vi consigliamo di consultarne il sito).