Marty, devi tornare indietro con me!
Back to the Future
Ma… indietro dove?
Indietro nel futuro!
La famosa, famosissima auto del tempo si è fermata. Questa volta la chiave ha girato, i motori hanno rombato e di colpo la troviamo qui, davanti a noi. Siamo nel Museo Nicolis – Museo dell’Auto, della Tecnica, della Meccanica di Villafranca di Verona, a 15 km dal centro di Verona.

La scintillante DMC 12, la DeLorean degli anni Ottanta divenuta celebre grazie alla trilogia di Ritorno al Futuro, reca in parte anche la firma di un italiano. La carrozzeria in acciaio satinato, con la particolare apertura delle porte ad ali di gabbiano, è stata disegnata da Giorgetto Giugiaro, noto designer di automobili. Sotto alla carrozzeria troviamo un telaio progettato da Colin Champman (il fondatore della Lotus) e al suo interno un motore di derivazione Peugeot. Impossibile non ricordare le gesta di Marty McFly e del dottor Emmet Brown, sempre pronti a viaggiare nel tempo!

Proprio qui il tempo si è fermato; è sufficiente girarsi attorno in questo museo di ben quattro piani per rendersene conto. Si possono ammirare, fra i numerosissimi modelli perfettamente restaurati, Cadillac e Ford degli anni Cinquanta, la nostrana Fiat 500 Topolino che dal 1947 ha accompagnato gli italiani in cerca di weekend fuori porta e, tornando un po’ indietro nel tempo, Granturismo, Alfa Romeo e persino modelli risalenti agli anni Venti e alla prima decade del Novecento. Tutte le automobili esposte sono così lucide e colorate da sembrare appena uscite dai rispettivi anni di appartenenza.
Tra tutti gli esemplari esposti spicca la Isotta Fraschini del 1929, utilizzata nel film Viale del Tramonto e con gli interni tanto finemente curati da sentirsi in un salotto d’alta borghesia. Sul lato destro di questa automobile, guidata all’epoca da autisti privi di patente ma istruiti da un piccolo manuale d’uso, erano presenti dei pulsanti elettrici che venivano utilizzati dalla passeggera donna per dare ordini all’autista. Il modello esposto arriva dagli Stati Uniti e il restauro, ad opera del fondatore del museo Luciano Nicolis, è durato ben dodici anni.
Noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro…
Luciano Nicolis

Altri elementi degni di nota sono la Lancia Lamdba del 1928 e la più antica Bianchi del 1909. La Lancia Lambda VIII Serie, una torpedo degli anni Trenta, ha portato innovazione nel campo automobilistico; è stata infatti la prima automobile al mondo ad avere un telaio a struttura portante. Fantascienza per i non appassionati, ma questa modifica tecnica ha portato un cambiamento epocale nella costruzione delle auto, che ancor oggi beneficiano di questo accorgimento tecnico. Il modello esposto viene dalla Liberia; la capote si nasconde in uno spazio apposito dopo l’apertura e, tra i vari lussi, presenta frecce e stop posteriore.

La Bianchi 20-30 HP è una limousine la cui parte superiore può essere smontata per farla diventare una torpedo. Risale ai primi anni del Novecento ma presenta già caratteristiche degne di nota come l’impianto elettrico per illuminarne l’interno, maniglie interne originali in osso, una cornetta per comunicare con l’autista e una gomma di scorta (non esisteva ancora la ruota di scorta, ma una gomma che veniva inserita nel cerchio).
Questi sono solo alcuni degli esempi che vi possiamo portare; in questo museo si torna indietro nel tempo fino ai primi locomotori (funzionanti) a vapore e alle prime carrozze senza cavalli di fine Ottocento.
Il fascino del trasporto non termina comunque qui, troviamo una vasta collezione di esemplari a due ruote: Vespe, motociclette e 110 biciclette.
Una sezione è addirittura dedicata a cimeli riguardanti fotografia, stampa, musica e ad accessori indispensabili per il trasporto risalenti ad epoche ormai lontane.

Ora che siamo giunte indietro nel tempo sino alle carrozze non penserete che il nostro viaggio sia già terminato, vero?
Il tempo scorre imperterrito, le lancette continuano a girare e… alcune volte anche all’indietro. Vi portiamo nell’epoca storica di Napoleane III di Francia.
Poco lontano dal Museo, al centro di Villafranca di Verona, si trova un palazzo che racchiude una ricca importanza storica. Qui, nel luglio del 1859 venne firmato il Trattato di Armistizio della Seconda Guerra di Indipendenza italiana. Noto come Armistizio di Villafranca a firma di Napoleone III e Francesco Giuseppe I d’Austria, l’incontro avvenne nelle sale del Palazzo Gandini Morelli Bugna, oggi Bottagisio, situato in Via della Pace.
Il colloquio durò circa un’ora e, nei giorni successivi, le condizioni si conclusero con la cessione della Lombardia da parte dell’Austria alla Francia (con eccezione di Mantova e Peschiera, all’epoca di pertinenza lombarda), che a sua volta avrebbe trasferito la Lombardia al Regno di Sardegna. Il Veneto sarebbe invece rimasto sotto la custodia austriaca e avrebbe fatto parte della Confederazione Italiana, presieduta dal Papa. Infine, il Granduca di Toscana e il Duca di Modena sarebbero rientrati in possesso dei loro Stati, mantenendo un’amnistia generale.

Poco lontano dal palazzo, un luogo si distingue per un aspetto prettamente culinario: la sfogliatina di Villafranca.
Il Caffè Fantoni, fondato nel 1842, ha visto passare davanti al suo ingresso i firmatari del Trattato. All’epoca il pasticcere Marcello Fantoni decise di permeare di storia i suoi dolci creando la Torta della Pace e i Biscotti Umberto, ma il dolce che resiste nel tempo tra le vie del paese – e non solo – è la famosa sfogliatina. Semplici ingredienti come burro, uova e farina vengono sapientemente lavorati per creare una ciambella di friabile sfoglia.

Dopo questa breve pausa all’insegna dei peccati di gola non resta che volgere lo sguardo alle lancette del tempo, che girano sempre al contrario e ci portano indietro nel tempo. In questo caso basta uscire dal Caffè Fantoni e guardarsi attorno un istante per capire che Villafranca ha un simbolo che troneggia su tutti: il Castello Scaligero.
…e voi Montecchi: trovatevi stasera nel vecchio Castello di Villafranca dove udrete la mia sentenza per i fatti avvenuti, nel luogo di giudizio ordinario…
(Atto I, scena I) Romeo e Giulietta, W.Shakespeare.
I lavori di costruzione di questo castello terminarono nel 1243 con la torre dell’orologio, ancor oggi imponente nella struttura della facciata principale. Quello che oggi vediamo è frutto del restauro del 1890. Si tratta della seconda fortificazione per la quale all’epoca vennero utilizzati anche blocchi di pietra bianca provenienti, probabilmente, da un monumento di epoca romana.
Si notano le diverse fasi di costruzione anche dalle merlature: le mura hanno merli piatti o guelfi, mentre le torri e il mastio hanno merlature a coda di rondine o ghibellina; una curiosa commistione.
Nel Trecento il Castello acquisì la sua funzione principale ovvero la difesa del territorio veronese divenendo parte del Serraglio, il sistema difensivo scaligero.
Una volta persa questa funzione, nel 1882, venne acquistato dal Comune di Villafranca che lo utilizzò come procura e carceri.
Nel 1905 il Castello subì il crollo della torre a sud-est e di parte delle mura, successivamente ricostruiti e rinforzati nel 1926.

Si deve però attendere gli anni Trenta per la sistemazione del fossato, la prosciugazione e la sistemazione della zona interna ed esterna dove ancor oggi vi sono pini ed abeti.
Dal 1995 il Castello ospita, durante il periodo estivo, diversi concerti; in occasioni straordinarie, invece, è possibile accedere alla torre dell’orologio per ammirare la vista panoramica su Villafranca e dintorni.
Curiosità.
Il castello ha anche una piccola Chiesa di fianco alla torre principale. La Chiesa è dedicata al Cristo Crocifisso e risale al tredicesimo secolo.
Giunti fin qui, così indietro nel tempo, è forse il caso di rientrare ai giorni nostri?
La nostra passeggiata non può che terminare con dei consigli su un paio di posticini dove fermarsi a fare il pieno di energie. Qui intorno è facile trovare ristoranti e bar ma vi consigliamo in particolare due tappe, una per i più veterani e una per i più innovativi.
Se avete fame e volete entrare in un luogo ricco di storia vi consigliamo il Bar Birreria Brasil che, con il suo leone rampante a fare da insegna e i suoi impareggiabili toast, accoglie generazioni di villafranchesi (e non solo) dal 1958.
A chi ha l’animo più esploratore non resta che spingersi pochi passi più avanti alla nuova birreria Stappo e Spillo, dove appassionati e neofiti possono assaggiare diverse tipologie di birre artigianali guidate da un vero mastro birraio.
A volte non serve andare molto lontano o in chissà quale parte del mondo per scoprire dei veri e propri tesori storici.
E voi? Avete qualche luogo interessante e ricco di curiosità, magari sconosciuto ai più, di cui volete renderci partecipi?
6 Commenti
Non sapevo che Villafranca riservasse tutte queste meraviglie. Andando spesso in Veneto mi segnerò questa tappa.
Grazie delle indicazioni.
Ciao Helene! Una delle ultime passeggiate prima delle restrizioni dell’ultimo periodo, il museo e il paese meritano una visita.
Avevo un’amica a Villafranca quando ero ragazzina, mi ricordo le squisitezze del caffè Fantoni ed anche il suo bel centro. Anche la zona è tutta bella da visitare.
Hai ragione, la zona è molto bella. Il Caffè Fantoni è un’istituzione, sempre lì anche se ci sono molti locali tra cui scegliere…
Mi vergogno perché da Veneta, che prima viveva a Treviso e ora Vicenza, non sono mai stata a Villafranca. In effetti si conosce molto Verona e molto meno le altre cittadine che la circondano ma che hanno anche un bellissimo patrimonio storico e architettonico. Non sapevo, poi, che anche Shakespeare avesse nominato il Castello di Villafranca nella sua opera. Appena si potrà di nuovo uscire liberamente penso che farò volentieri una visita a questa cittadina con tappa da Stappo e Spillo perché mio marito è un appassionato di birre.
Noi siamo riuscite a fare una passeggiata poco prima delle limitazioni…appena potrete merita un pomeriggio con birra finale!